La diffusione del disturbo da gioco d’azzardo (gambling disorder) è direttamente proporzionale alla disponibilità e al grado in cui tale pratica è legalizzata. Ultimamente vi è un proliferare di sale gioco, slot machine nei locali pubblici, sale bingo, sale scommesse, lotterie e gratta e vinci, venduti anche al supermercato, e infinite possibilità di giocare online anche di notte, con un conseguente incremento esponenziale del fenomeno, sia negli adulti sia negli adolescenti e in maniera trasversale alle diverse classi sociali. Numerosi anche i casi di suicidi di adolescenti e adulti legati al gioco d’azzardo.
Il fatturato annuo supera ormai gli 80 miliardi; la magistratura ha messo in evidenza come il fenomeno sia oggetto di interesse delle grandi organizzazioni criminali e che permane uno stretto legame tra il gioco d’azzardo e l’usura. Esistono lobby che operano pressioni molto forti sulla politica che si avvantaggia anche dei proventi dalla tassazione del gioco.
Molte organizzazioni del terzo settore hanno dato vita a campagne nazionali contro i rischi del gioco d’azzardo per introdurre specifici divieti alla pubblicità, come ha fatto il recente decreto del governo, e per inserire il gioco d’azzardo patologico all’interno dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) previsti per i servizi sanitari.
La dipendenza da gioco d’azzardo non è solo un fenomeno sociale ma investe la quotidianità della persona dipendente e di tutte le persone che sono intorno a lui. Il soggetto che soffre di disturbo da gioco d’azzardo mette a repentaglio le relazioni affettive significative, il lavoro e il benessere o i percorsi scolastici per perseguire nel gioco.
Nel DSM V (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) non si parla più di “gioco d’azzardo patologico” come nelle edizioni precedenti ma di “disturbo da gioco d’azzardo” e viene collocato all’interno della categoria delle Dipendenze in un’apposita sottocategoria, “disturbo non correlato all’uso di sostanze”.
Sono elencati una serie di criteri diagnostici tra cui: necessità di giocare una quantità crescente di denaro con lo scopo di raggiungere l’eccitazione desiderata, irritabilità e o irrequietezza quando si tenta di ridurre o interrompere il gioco d’azzardo, presenza di ripetuti sforzi infruttuosi per controllare, ridurre o interrompere il gioco d’azzardo, frequente preoccupazione per il gioco d’azzardo (per esempio, si hanno pensieri persistenti di rivivere esperienze passate del gioco d’azzardo, di problematiche o di pianificazioni future, pensando come ottenere danaro con cui giocare), svolgimento del gioco quando ci si sente in difficoltà (per esempio, assenza di speranza, presenza di senso di colpa, ansia), racconti di bugie per nascondere il coinvolgimento nel gioco d’azzardo, ecc.
Nel disturbo da gioco d’azzardo la compulsione produce emozioni positive cui il soggetto non riesce a rinunciare. La stragrande maggioranza delle persone dipendenti dal gioco d’azzardo sembra ricercare in tale pratica l’avventura e l’eccitazione che vengono soddisfatte puntando cifre di denaro sempre più elevate; non è la vincita l’obiettivo prevalente ma il provare emozioni forti. Nel tentativo di recuperare il denaro puntato e perso, il soggetto sarà costretto in una corsa continua, a giocare cifre sempre più alte, al fine di annullare la perdita o una serie di perdite. Quando le possibilità di ottenere prestiti si esauriscono il soggetto vittima della dipendenza dal gioco può ricorrere, per ottenere denaro, anche a comportamenti antisociali quali la contraffazione, la frode o il furto. Spesso le persone dipendenti dal gioco d’azzardo soffrono anche di altri disturbi, come depressione, o disturbi di personalità quali il disturbo borderline e il disturbo narcisistico di personalità sui quali è necessario intervenire per evitare ricadute o nuove forme di dipendenza.
Per guarire dalla dipendenza del gioco, così come da qualsiasi altra dipendenza, è fondamentale ammettere di avere un problema e di richiedere aiuto alle persone vicine, senza aver il timore di essere giudicati. È importante anche che familiari, amici, colleghi, non sottovalutino i segnali che, anche se minimi, possono essere fondamentali per intervenire in una fase iniziale del problema.
Dal punto di vista terapeutico non c’è un trattamento standard da seguire: buoni risultati si ottengono con l’invio a gruppi di sostegno che affiancano diverse figure professionali per un percorso terapeutico che prevede diverse fasi e il coinvolgimento della famiglia.
Il CNCA (Coordinamento nazionale comunità di accoglienza) è da anni in prima fila sui territori per contrastare il fenomeno e per offrire il proprio sostegno alle persone dipendenti e ai loro familiari. Per info www.cnca.it.
Molti sono i gruppi di auto e mutuo aiuto che operano in ogni zona del paese. Tra questi “giocatori anonimi” (www.giocatorianonimi.org).
Un primo passo può essere quello di rivolgersi al SerT di competenza del distretto sanitario di riferimento che è disponibile a fornire tutte le informazioni e l’assistenza necessaria. In alcuni Comuni sono previsti percorsi specifici anche con il coinvolgimento di Enti del terzo settore oltre che nella fase di prevenzione anche in quella di cura e riabilitazione.
Gli studi e le ricerche sul gioco d’azzardo e le sue conseguenze sono in costante crescita: la maggior parte tendono a capire il fenomeno, monitorandone i cambiamenti e le tendenze. Altri si concentrano sulle caratteristiche dei giocatori, sui fattori di rischio e sulle conseguenze. Solo da pochi anni sono attuate azioni di prevenzione per cui ancora non vi sono evidenze scientifiche sugli esiti. La prevenzione è sicuramente una delle strade principali da percorrere per combattere il fenomeno. Accanto alla prevenzione “universale” che ha l’obiettivo di diffondere la conoscenza corretta sul gioco d’azzardo, smontando false credenze, e di sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto ai rischi associati, sono necessari interventi di prevenzione “selettivi” rivolti a specifici segmenti della popolazione che, per la loro composizione, sono considerati a rischio.
Un particolare segmento “a rischio” è considerato quello della popolazione giovanile, sempre al centro di interventi di prevenzione per le dipendenze in generale.
Le attività di prevenzione vengono svolte principalmente nel contesto scolastico utilizzando metodologie psico-educative integrate con metodologie di psicologia di comunità che affiancano ad una attività di formazione di tipo interattivo, rivolta ad un gruppo determinato, un più ampio intervento sull’intera comunità di riferimento. Gli stessi adolescenti, non sono solo un target da raggiungere, ma effettivi protagonisti del processo comunicativo, dall’ideazione alla produzione e alla distribuzione di messaggi realizzati secondo logiche peer oriented.
La letteratura scientifica sottolinea come i comportamenti a rischio si presentano come fenomeno multifattoriale al quale concorrono fattori individuali come le caratteristiche di personalità e fattori ecologici come la familiarità del gioco nell’ambiente prossimale. Tra questi fattori, particolare interesse è stato rivolto alle credenze erronee sul gioco d’azzardo, che sembrano avere un ruolo centrale come fattore di rischio individuale e che contraddistinguono tale comportamento rispetto ad altre condotte additive tipiche dell’età adolescenziale (Molde, Pallesen, Bartone, Hystad e Johnsen, 2009). Le credenze erronee riguardano per esempio l’illusione di controllare gli eventi fortuiti, una over confidence nelle proprie capacità di controllare il rischio, l’illusione data dalle vincite altrui, l’errata idea del gioco come fonte di guadagno, ecc.
Gli interventi di prevenzione, co-progettati con le scuole ospitanti, si pongono come obiettivo di aumentare il livello di conoscenza, competenza e consapevolezza sui temi dell’azzardo.

Dott. Cristofaro Di Maio, psicologo