La società contemporanea è caratterizzata da un’estrema sessualizzazione. Siamo costantemente bombardati da immagini e contenuti implicitamente ed esplicitamente riferiti a situazioni sessuali ed erotiche. I ruoli si mischiano e le identità sessuali diventano sempre più indefinite. Nascono e si estinguono terminologie per tentare di categorizzare i nuovi fenomeni come metrosessuale (giovane uomo urbano che pur non essendo omosessuale assume atteggiamenti, abitudini e comportamenti femminili) o cisessuale (chi è a proprio agio con il genere assegnato alla nascita). Apparentemente potrebbe sembrare una conquista una società più libera nei costumi sessuali e matura circa l’accettazione delle diverse possibilità identitarie ma la realtà è ben diversa. L’ostentazione di una formale libertà identitaria e sessuale non coincide con una reale emancipazione ma solo con il prevalere di una modalità comunicativa in cui si fonde l’esigenza di apparire con la voglia di trasgredire e sulla spinta di meno palesi finalità commerciali. Nel profondo della coscienza collettiva restano immutati la maggior parte degli stereotipi e dei pregiudizi che da sempre accompagnano i comportamenti sessuali, anzi, di fronte a tanta “espressione” sessuale certe idee si radicalizzano e si sviluppano sentimenti di inadeguatezza, impotenza e frustrazione che generano violenza, oggi agita anche solo via web.
È opportuno accompagnare questi cambiamenti nella società contemporanea con un costante lavoro di sviluppo e divulgazione della conoscenza favorendo percorsi di riflessione individuale e collettivi.
Sicuramente uno dei fenomeni più rilevanti negli ultimi anni riguarda l’emancipazione del mondo LGBT che, dopo anni di lotta, è riuscito a conquistare alcuni traguardi importanti per il proprio riconoscimento sociale. Restano, però, ancora in piedi numerosi interrogativi e false credenze che alimentano stereotipi e pregiudizi che occorre pazientemente smontare, a partire da una attenta riflessione sulla identità sessuale.

L’identità sessuale costituisce una componente fondamentale della nostra identità. Trattandosi di una questione di fondamentale importanza nella vita di ogni individuo bisogna affrontare la questione con una conoscenza della materia innanzitutto scientifica.
Da un punto di vista scientifico l’identità sessuale può essere definita come un costrutto multidimensionale cui contribuiscono fattori genetici, biologici, psicologici e culturali che interagiscono tra loro in modo complesso. Quattro sono le principali componenti che formano l’ identità sessuale : l’identità biologica, l’identità di genere, il ruolo di genere e l’orientamento sessuale.

L’identità biologica indentifica l’individuo come maschio o femmina a seconda dei cromosomi presenti al momento del concepimento (XY nei maschi e XX nelle femmine) e in termini di anatomia del sesso presente alla nascita. Una piccola percentuale di individui (1 su 2000) presenta però caratteristiche biologiche che non consentono un’attribuzione definitiva ad un sesso a causa di ambiguità genitali o cromosomi diversi dalla combinazione XX o XY. In tal caso si parla di condizione intersessuale. Le persone intersessuali sono nate dunque con caratteri sessuali che non rientrano nelle tipiche nozioni binarie del corpo maschile o femminile. Per approfondimenti: http://www.intersexesiste.com.
Le persone intersessuali, come tutti, possono essere cis-gender o transgender (avere una identità di genere diversa da quella assegnata alla nascita). Purtroppo, però, le persone intersessuali hanno spesso subito un’attenzione morbosa verso la loro identità di genere nell’infanzia, e forse anche degli interventi che ne hanno modificato la forma genitale, ostacolando il loro percorso identitario, soprattutto nel caso in cui avessero voluto cambiare la loro assegnazione di genere.

L’identità di genere è un concetto complesso legato al contesto culturale di riferimento. Essa rappresenta il modo in cui ognuno percepisce se stesso e il proprio comportamento come di uomo o di donna, ossia al modo in cui l’individuo si “sente” appartenente al genere maschile o femminile. Questa consapevolezza interiore viene espressa all’esterno tramite i comportamenti, gli atteggiamenti, la mimica ecc. L’identità di genere può non coincidere con l’identità biologica (ad es. un maschio biologicamente tale può non percepirsi come appartenente al genere maschile ma provare disagio per il proprio sesso biologico). Questa mancata identificazione può avere diversi gradi nel senso che ci sono persone che pur non identificandosi pienamente con il proprio sesso biologico non si identificano però con quello opposto. In tal caso si parla di transgenderismo (che attraversa i generi). Quando il disagio è talmente forte che la persona è disposta a sottoporsi a cure ormonali e operazioni chirurgiche per conformare il proprio corpo alla propria identità di genere si utilizza il termine transessuale.
Da un punto di vista diagnostico il DSM parla di disforia di genere con riferimento alla condizione di sofferenza che accompagna l’incongruenza tra il genere esperito e il genere assegnato.

Il ruolo di genere è definito dall’insieme dei comportamenti che l’individuo adotta nel modo di vestirsi, di parlare ecc. per “mostrare” agli altri la propria identità. Il ruolo di genere è fortemente influenzato dalla cultura di riferimento in quanto riflette quelle che sono le aspettative sociali in quel momento storico rispetto ad un determinato sesso: ci si aspetta ad es che i maschi giochino a calcio e non con le bambole, che guardino lo sport in tv e non si commuovano al cinema, che non amino indossare colori troppo accesi, e così via. Fin da bambini si tende a indirizzare verso certi comportamenti ed atteggiamenti forzando ciò che è naturale e gettando le basi per futuri disagi. Avete mai regalato ad un neonato maschio una bambola o un indumento rosa?
L’orientamento sessuale è definito dalla American Psychological Association come “un modello stabile di attrazione emotiva, romantica e/o sessuale verso gli uomini, le donne o entrambi i sessi”. Ciò che è rilevante è l’attrazione emotiva, romantica e/o sessuale. È omosessuale chi è attratto emotivamente, romanticamente (si innamora…) e/o sessualmente da una persona dello stesso sesso. Non è rilevante solo l’aspetto della sessualità. Un’esperienza sessuale con una persona dello stesso sesso non rende omosessuali. Si pensi alla prostituzione maschile o alle possibile esperienze in adolescenza che fanno parte del normale processo di ricerca della propria identità. L’orientamento sessuale è fortemente connesso alle relazioni personali in cui vengono soddisfatti i reciproci bisogni di amore ed affetto oltre che di intimità.
L’orientamento sessuale costituisce, dunque, una componente non legata alla identità di genere perché i gay e le lesbiche, nella maggior parte dei casi, si percepiscono come uomini e donne e sono a proprio agio con il genere corrispondente al proprio sesso biologico. L’orientamento sessuale può determinarsi anche senza che si compia alcun atto sessuale: talvolta i pregiudizi e le discriminazioni possono costituire un grosso ostacolo sulla via della propria realizzazione e accettazione personale.
La ricerca scientifica ha dimostrato che l’esclusiva omosessualità e l’esclusiva eterosessualità sono però i poli estremi di un continuum. La maggior parte delle persone si colloca all’interno di questo percorso in maniera dinamica a seconda delle fantasie sessuali, dello stile di vita, dell’educazione ricevuta, dell’età ecc.
Essere omosessuale è, secondo la comunità scientifica e l’Organizzazione Mondiale della Sanità, una normale espressione della sessualità umana. Non è una patologia o una condizione indesiderabile che va “riparata”. È un’espressione, però, ancora discriminata e giudicata come deprecabile dalla società in generale e questo comporta un lungo e a volte doloroso percorso di auto accettazione durante il quale potrebbe essere opportuno farsi sostenere da uno psicologo.
Non è ancora noto a livello scientifico quali sono i fattori alla base dell’orientamento sessuale. Di sicuro non si sceglie di essere omosessuali: si sceglie però di accettare di esserlo. Solo in questo modo si svilupperà un’identità serena in cui tutti gli aspetti della propria personalità possono convivere in maniera armonica.

Demophila dedica molte energie al lavoro di diffusione della conoscenza su questi argomenti e alla prevenzione del bullismo omofobico, attraverso l’ideazione e la conduzione di laboratori e seminari principalmente nelle scuole medie e superiori. Trasmettere agli insegnanti conoscenze su questa materia permette loro di essere preparati a saper cogliere difficoltà tra gli studenti e prevenire episodi di bullismo omofobico che non colpiscono solo chi è omosessuale nel suo percorso personale di crescita ma anche chi, pur non essendo omosessuale, non rispecchia lo stereotipo di genere.

Dott. Cristofaro Di Maio, psicologo

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