Affrontare il disagio, la marginalità, l’esclusione
Lo scopo di Demophila è quello di contribuire alla creazione di condizioni di benessere e di crescita umana tanto dei singoli individui quanto delle comunità in cui essi vivono e/o operano, attraverso lo sviluppo di strumenti di capacitazione, affinché il benessere raggiunto possa mantenersi nel tempo. Da questo punto di vista, attua interventi, nell’ambito familiare, lavorativo, comunitario e sociale, sia per aiutare le persone nell’individuazione e chiarificazione delle cause del disagio e del malessere quanto nella co-costruzione delle soluzioni in vista della sviluppo di relazioni solidali e di mutuo aiuto capaci di generare benessere. Nell’ambito del disagio sociale, molti problemi individuali possono essere ricondotti alla dimensione della qualità della convivenza. quelle relazioni, cioè, che le persone sono obbligate a intrattenere per il fatto di vivere nello stesso territorio o nel medesimo ambiente. La qualità della convivenza influisce significativamente sulla qualità della vita delle persone ed è una delle principali fonti di allontanamento dal benessere. Nei contesti problematici, segnati da disoccupazione, povertà, conflitti sociali, criminalità, vandalismo, ecc., è difficile immaginare un effettivo benessere individuale senza un miglioramento di tutto il contesto. Da questo punto di vista, il miglioramento delle relazioni individuali, comunitarie e sociali è orientato all’inclusione di quei soggetti svantaggiati o a rischio di esclusione rispetto ad un benessere non soltanto materiale quali, ad esempio, migranti, ex detenuti, disabili, giovani madri, adolescenti problematici, sex workers, anziani/e soli/e, persone in condizioni di povertà, vittime di usura o di sovra indebitamento, ecc.
Affrontare il cambiamento
In questo ambito, le attività sono rivolte a tutti quegli individui che si trovano ad affrontare esperienze di crescita e/o momenti di passaggio: situazioni che – per quanto insite nei processi evolutivi della vita, desiderate, scelte, o subite – possono provocare nelle persone che le affrontano un senso di disorientamento e una vera e propria difficoltà per comprendere da “dove ricominciare”. Il passaggio dall’adolescenza alla vita adulta, la separazione scelta o subita, un grave lutto, il cambiamento o la perdita del lavoro, la condizione di anzianità, ecc. sono tutte situazioni nelle quali si può perdere la propria capacità reattiva e progettuale ed è opportuno, in questi casi, essere sostenuti e orientati in vista del recupero o dell’acquisizione degli strumenti cognitivi ed emotivi per fronteggiare le difficoltà e soprattutto per dare un nuovo impulso e una nuova direzione alla propria esistenza in sintonia con i propri desideri.
Per una genitorialità consapevole
La genitorialità, oggi, è una scelta particolarmente difficile sia per le condizioni strutturali/materiali (precarietà del lavoro, difficoltà di conciliazione tra tempi del lavoro e tempi della cura, scarsità dei servizi) sia perché nel rimandare il momento più opportuno le donne si scontrano con i limiti biologici e con la necessità di perseguire strade diverse da quella prettamente naturale. Da questo punto di vista, che la genitorialità sia naturale, affidataria, adottiva o medicalmente assistita può rappresentare un momento estremamente delicato nella vita delle coppie e delle famiglie in senso ampio, tale da richiedere una particolare cura e un forte sostegno.
Prevenzione dei comportamenti a rischio
Vi sono molte situazioni in cui, a fronte di un disagio familiare o sociale, è possibile assumere comportamenti non idonei al proprio benessere e/o al benessere del sistema relazionale nel quale si è inseriti. I disturbi alimentari, il bullismo e il cyber bullismo, lo sviluppo di dipendenze da sostanze o dal gioco, le pratiche di eccessivo indebitamento, ecc. richiedono un’attenzione e un monitoraggio specifico per far sì che non si trasformino da “comportamenti a rischio” in altrettante situazioni conclamate. Occorre un intervento tempestivo che consenta di sviluppare quelle abilità e competenze necessarie al contenimento di tali comportamenti e ad un deciso cambio di rotta in vista del raggiungimento del benessere personale e relazionale dell’individuo a rischio.
Prevenzione delle dipendenze
Accanto alle “classiche” dipendenze da sostanze – che in alcuni casi si stanno riattualizzando per le nuove generazioni (vedi dipendenza da eroina) – sono sempre più diffuse le “nuove dipendenze”, o “dipendenze senza sostanza” o “dipendenze comportamentali” Si riferiscono a una vasta gamma di comportamenti anomali: tra esse possiamo annoverare il gioco d’azzardo patologico, lo shopping compulsivo, la new technologies addiction (dipendenza da TV, internet, social network, videogiochi…), la dipendenza dal lavoro (workaholism), da sesso (sex-addiction) e dalle relazioni affettive, e alcune devianze del comportamento alimentare come l’ortoressia o dell’allenamento sportivo come la sindrome da overtraining.
L’approccio più recente delle scienze neurologiche propone una teoria unitaria per la dipendenza, per cui le dipendenze comportamentali e le dipendenze da sostanze sono considerate globalmente. Molti autori stanno cominciando a considerare le “dipendenze da sostanze” (per esempio da alcol) e le “dipendenze comportamentali” (per esempio il gioco di azzardo patologico) come manifestazioni cliniche con diverse analogie tra loro e trattabili secondo approcci similari. Per questo si preferisce parlare di “dipendenza patologica”.
Il lavoro nelle dipendenze ha a che fare con l’individuo, il suo stato fisico e psicologico ma anche con la sua relazione con l’ambiente; l’intervento sul e nel contesto è essenziale per favorire il recupero della persona dipendente e per una efficace attività di prevenzione.
Negli interventi che Demophila progetta e attua, l’obiettivo privilegiato restano gli adolescenti, le famiglie e gli operatori scolastici: a essi i nostri professionisti si rivolgono in primis per informare sui rischi e creare un pensiero critico rispetto alla problematica ma anche per aiutare i soggetti particolarmente a rischio attraverso l’invio nei servizi pubblici territoriali competenti e/o agli enti del terzo settore che possono svolgere attività di supporto, come gruppi di auto e mutuo aiuto. Oltre all’attività di progettazione ed implementazione di attività di prevenzione, nelle nostre sedi organizziamo attività di sostegno e percorsi psico-terapeutici che affiancano l’attività dei servizi territoriali di competenza.
Formazione (consulenza e sostegno)
- per le organizzazioni e le aziende: per sviluppare competenze riflessive, etiche, argomentative, comunicative e di pensiero critico necessarie alla capacità di saper fare, prendere decisioni, applicare e trasferire le conoscenze nei diversi contesti, lavorare in gruppo e cooperare. Lo sviluppo e l’acquisizione di abilità nell’esercizio di queste competenze è alla base della creazione di condizioni di benessere lavorativo, individuale e organizzativo, e del loro mantenimento nel tempo, così come dell’aumento dell’efficacia ed efficienza dell’organizzazione o dell’azienda;
- per lavoratrici/ori che svolgono attività di servizio direttamente a soggetti in difficoltà e/o impegnati nella relazione d’aiuto: si tratta di lavoratrici/ore che subiscono una forte esposizione al rischio di stress da lavoro correlato o burnout dato che nella strutturazione della loro formazione e della stessa attività lavorativa non è praticamente mai previsto un momento di riflessione e condivisione relativo all’elaborazione del dolore del quale sono testimoni e/o partecipi. I medici dei reparti oncologici, gli/le infermieri/e, la polizia penitenziaria e quella postale che si occupa di pedofilia, le/gli operatrici/ori carcerari, gli/le operatrici/ori delle case di riposo per anziani e di comunità di accoglienza, ecc. necessitano di un sostegno specifico e una formazione adeguata per acquisire gli strumenti idonei tanto alla gestione personale del carico emotivo quanto la relazione con gli/le utenti del loro specifico servizio;
- per la scuola: rivolte tanto agli e alle insegnanti che alle/agli studenti che ai genitori relativamente a tematiche specifiche dell’infanzia e dell’adolescenza quali il bullismo e il cyber bullismo, l’educazione digitale, l’educazione sentimentale, la violenza di genere, le dipendenze, la legalità, ecc. nell’ottica di favorire e valorizzare i talenti personali e di contrastare il disagio adolescenziale nonché la dispersione scolastica;
- per l’aggiornamento professionale di insegnanti, operatori e operatrici del terzo settore, volontari e di tutti quei soggetti che sentano la necessità di una formazione nell’arco di tutta la vita (life long learning) nela società della conoscenza (Knowledge society) soprattutto nello sviluppo delle soft skills o competenze trasversali.
Disturbi alimentari
A partire dalla seconda metà del XX secolo, nella parte del mondo più ricca e industrializzata, dove l’offerta di cibo è più abbondante e il culto del corpo diventa un’ossessione, si diffondono i Disturbi del comportamento alimentare. Non si tratta solamente di una nuova patologia, bensì del difficile strutturarsi dell’Identità nell’epoca moderna. L’attenzione estrema all’immagine corporea, il culto della magrezza non sono “la causa” dei disturbi alimentari. La loro funzione sembra soprattutto quella di suggerire la strada attraverso la quale un malessere più profondo, grave, strutturale si esprime e cerca una sua soluzione. Ciò che è importante premettere, per la comprensione di questi disturbi, è che il cibo in sé, per come comunemente lo intendiamo, non c’entra assolutamente nulla con quello che accade a questi individui, quale che sia il genere e l’età. Negli ultimi anni, infatti, stiamo assistendo a un abbassamento dell’età di esordio dei disturbi del comportamento alimentare che stanno iniziando a diffondersi in maniera consistente anche nella popolazione infantile. In quanto disturbi dell’amore e non dell’appetito, i DCA coinvolgono tutto l’ambiente familiare e sviluppano una “costellazione emotiva” complessa e contraddittoria che tocca ogni componente e stravolge sia le logiche sia le relazioni intra-familiari. Tale circuito emotivo, se non accolto e interrogato, può ulteriormente complicare le già difficili relazioni affettive e sfociare in un quadro patologico conclamato, che richiederà poi livelli di assistenza sempre più complessi e multidisciplinari. Ecco perché diventa importante offrire ai familiari uno spazio di ascolto, di accoglimento e di lavoro rispetto al dramma che stanno vivendo, affinché nessuno si senta solo e impotente nei confronti del proprio malessere.